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Incendi in Australia, analisi della situazione

Dopo la distruzione di parte della foresta amazzonica e della tundra siberiana, torniamo a parlare di incendi, questa volta però di quello che sta accadendo in Australia da ormai più di un mese.

 

Le cause

Partiamo innanzitutto dalle cause: in questa stagione gli incendi in Australia sono sempre stati abbastanza frequenti, è infatti un problema noto causato dalla siccità e dalle alte temperature, un po’ come succede anche in altri paesi, compreso il nostro, nelle stagioni più aride e calde. L’anomalia è invece la portata e il numero degli incendi che stanno letteralmente distruggendo il continente da metà novembre complice una primavera particolarmente siccitosa e temperature più alte della media stagionale. Questi fattori, con l’aggiunta di una mancata prevenzione da parte del governo, hanno portato a questa drammatica situazione.

 

I dati relativi agli incendi

I numeri mettono i brividi, si parla di un’area incendiata con un’estensione di circa 60.000 km2, grande quasi quanto Lombardia e Veneto messi insieme ed un fronte delle fiamme esteso per 6.000km. Ancor più tremendi sono i dati legati alla devastazione dell’ecosistema: si stima circa mezzo miliardo di animali rimasti coinvolti e diverse specie divenute a rischio estinzione. La situazione a livello “umano” consta decine di morti e migliaia di sfollati, una crisi umanitaria senza precedenti per l’Australia.

Ovviamente non finisce qui, un disastro di tali proporzioni non è un problema solo per il continente ma per l’intero pianeta. Si parla di oltre 200 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’aria, quasi 2/3 delle emissioni annuali dell’intero paese e ben oltre le quantità di CO2 emesse dagli incendi che colpirono l’Amazzonia. La situazione è talmente grave che si stima un tempo di riassorbimento della CO2 emessa di oltre 100 anni. Inoltre, i venti che soffiano sopra l’Australia stanno trasportando il fumo fino a 3.000km di distanza arrivando a “sporcare” persino i ghiacciai della Nuova Zelanda che sono stati immortalati recentemente in una foto nella quale mostrano una colorazione vicina al marrone a causa dei fumi assorbiti. Tornando all’emergenza umanitaria, le sostanze inquinanti rilasciate dalla combustione hanno avuto ripercussioni sulla qualità dell’aria tanto che città come Canberra hanno raggiunto un livello di inquinamento maggiore rispetto a grandi metropoli come Tokyo. Altre invece, tra cui Sydney, sono state oscurate per giorni dal fumo.

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Cambiamenti climatici e politica inefficiente

I cambiamenti climatici hanno contribuito al crearsi di questa situazione? In parte si, sia per la stagione particolarmente secca rispetto agli ultimi anni (come stavamo dicendo a inizio articolo) sia per le anomalie di temperatura. Tuttavia c’è da dire che questo vertiginoso aumento degli incendi era stato previsto da un modello elaborato ben 15 anni fa dal CISRO, un ente di ricerca australiano. Tale modello mostrava un incremento del numero dei giorni ad alto rischio di incendi del 65% entro il 2020 se non si fosse fatto nulla per migliorare alcuni aspetti del territorio. Purtroppo il governo australiano, che ricordiamo essere non solo il primo esportatore al mondo di carbone ma anche uno dei paesi usciti dall’accordo sul clima, ha ignorato i segnali d’allarme ritrovandosi in questa situazione.

Molto contestato nelle ultime ore è il premier Scott Morrison accusato di non aver gestito l’emergenza in maniera appropriata. Sia civili sfollati che alcuni pompieri si sono persino rifiutati di stringergli gli mano chiedendo invece di aumentare fondi e aiuti per le aree colpite.

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Ricostruzione 3D delle immagine da satellite

Impressionanti anche le foto raccolte dai satelliti, in particolare la ricostruzione 3D fatta da Anthony Hearsey, ottenuta dalla sovrapposizione in post-produzione di tutte le immagini catturate dai satelliti geostazionari della NASA tra il 5 dicembre 2019 e il 5 gennaio 2020. Va specificato che non tutte le aree evidenziate stanno ancora bruciando e che il colore degli incendi è evidenziato più del normale, ciò non toglie il fatto che la ricostruzione renda perfettamente la gravità della situazione.

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Situazione attuale

Al momento della scrittura di quest’articolo (lunedì 6 gennaio 2020) sembrano essere ancora 200 i roghi attivi sia nello stato del Nuovo Galles che in quello del Victoria. La situazione sembra essere in fase di miglioramento sia per le temperature scese sia per una diminuzione dei venti. Tuttavia si prevede che gli incendi continueranno ancora per diverse settimane e che l’andamento sia tutt’altro che stabile e facilmente influenzabile da fattori climatici. Sono oltre 6 milioni gli ettari di terreno bruciati e circa 24 le vittime totali oltre alle già citate ingenti perdite animali.

Fonti:

Immagini:

  • La Repubblica
  • CNN
  • Corriere.it

Risorse utili:

Fabrizio Miranda
Sono uno studente della facoltà di Informatica dell'Università La Sapienza di Roma. La mie più grandi passioni sono l'informatica e l'elettronica. Amo il nuoto, la natura e gli Oasis.

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