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Biocombustibili- i miti da sfatare

In questo breve articolo andremo ad esaminare i biocombustibili e a provare a rispondere alla seguente domanda:

“I biocombustibili potranno sostituire gasolio e benzina?”

Per biomassa si intende solitamente la materia organica, ovvero un insieme di organismi vegetali o animali. Può essere utilizzata per 3 scopi principali: cibo, materiali ed energia. Per quanto riguarda l’ aspetto energetico basta pensare alla legna da ardere, biomassa che fornisce una forma di energia, in questo caso calore.

Entrando più nello specifico si possono considerare biomasse utilizzabili ai fini “energetici” anche gli scarti delle industrie alimentari, i rifiuti organici urbani e quelli provenienti dai campi di coltivazione.

Quest’ ultime biomasse vengono utilizzate per produrre materiali come farmaci o bioplastiche (le nuove buste della spese organiche) o per generare per l’ appunto energia termica (biopower) o anche energia elettrica e soprattutto, nel caso del nostro articolo, per la produzione di combustibili liquidi o gassosi.

Pro e contro dei biocombistibili

I biocombustibili nel 2015 hanno generato 464 TWh di elettricità, buon risultato ma ovviamente lontanissimo dai livelli che ogni anno raggiunge la benzina.

Il cosiddetto tallone d’ Achille del biocombustibile tuttavia è l’ enorme quantitativo di materia organica necessaria per produrlo; si è calcolato che per alimentare un SUV riempiendone il serbatoio una sola volta, è necessaria una quantità di mais sufficiente a sfamare una persona per un anno.

Per la produzione  infatti di biocombustibili liquidi nella fattispecie bioetanolo e biodisel, si utilizzano colture dedicate a granoturco, colza e barbabietole. Si crea quindi una sorta di competizione tra il cibo e la fonte di energia, che in un mondo nel quale la popolazione mondiale cresce esponenzialmente negli ultimi anni, porta ovviamente a scartare questa tecnologia come valida alternativa massiccia ai combustibili fossili.

Bisogna inoltre considerare che a livello energetico o per essere più tecnici, in termini di indice EROI (Energy Return On Investment), i biocombustibili non sono poi così convenienti. Bisogna infatti spendere lavoro (e quindi energia) per far crescere le piantagioni e altra energia per il processo di convenzione (che tra l’ altro ha un rendimento molto basso); per cui si osserva che solo la produzione di etanolo proveniente dal Brasile mediante la canna da zucchero è effettivamente energeticamente sostenibile.

Ultimamente sono stati sfruttati biocombustibili di cosiddetta “seconda generazione”; che hanno come base biomasse ligneo- cellulosiche. Queste però sono ancora in fase di sperimentazione e perciò non si può ancora ipotizzare una possibile sostituzione con la benzina.

Fonti

 

Davide Burdo
Dottore in Ingegneria Energetica e studente della specialistica, appassionato alle tecnologie che sfruttano le risorse rinnovabili ed a modi innovativi per la produzione e distribuzione di energia, ritengo che la transizione energetica verso le "green energies" sia una grande possibilità di cambiamento.

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