AstrofisicaIngegneriaIngegneria AerospazialeScienza

Nuova simulazione 3D di un buco nero della NASA

Il 10 aprile 2019 è stata presentata al pubblico la prima foto di un buco nero realizzata grazie ad 8 radiotelescopi del sistema EHT (Event Horizon Telescope) che una volta sincronizzati hanno raccolto tutti i dati necessari all’algoritmo, sviluppato nei precedenti due anni, per creare un’immagine del corpo celeste. Ne abbiamo parlato nel dettaglio in questo articolo: La prima foto di un buco nero. Stavolta parliamo invece di una nuova visualizzazione del buco nero fornita dalla NASA, che sulla base della prima immagine di un buco nero ha tentato di ricostruire un modello 3D dello stesso.

 

Ma cos’è esattamente un buco nero?

A questa domanda risponderanno due alunne del liceo scientifico sportivo E. Fermi di Velletri, Gloria Domenici e Giulia Fellone, che durante una collaborazione tra il liceo e il Team di E-nsight Blog hanno sviluppato un articolo dedicato a questa tematica:

I buchi neri sono dei corpi celesti con un campo gravitazionale (un campo di forze attrattive generato da un corpo dotato di massa che descrive come quest’ultimo alteri lo spazio circostante) così intenso, che la velocità di fuga dalla loro superficie è maggiore della velocità della luce, per cui nulla che vi sia caduto dentro può sfuggirvi. Per ciascun corpo celeste, infatti, esiste una “velocità di fuga” dalla superficie, definita come la velocità minima necessaria ad un altro corpo per sfuggire alla sua attrazione gravitazionale. Anche un segnale luminoso inviato verso l’esterno viene “piegato” dall’attrazione gravitazionale e “ricade” indietro, per questo non emettono nessun tipo di luce e sono considerati i corpi celesti più distruttivi dell’universo. La superficie sferica e chiusa di non-ritorno che li circonda (superata la quale non si riesce più ad uscire) si chiama “orizzonte degli eventi”.

Un buco nero di medie dimensioni (o massa intermedia) si può paragonare ad una stella con una massa dieci volte superiore a quella del Sole, che si contrae aumentando la sua densità, crollando sotto il proprio peso concentrando la propria massa in un unico punto.  Bisogna precisare che i buchi neri non catturano tutto ciò che sta intorno a loro ma riescono ad “inghiottire” solo i corpi che sono più vicini: questo avviene perché l’attrazione gravitazionale è inversamente proporzionale alla distanza del corpo considerato. Immaginate una gigantesca aspirapolvere sempre accesa, che risucchia qualsiasi cosa si trovi nelle vicinanze: dalle briciole, alle monetine, fino ad arrivare ad un pezzo di mobilio.

I buchi neri vengono classificati in base alla loro massa in quattro diverse categorie:

  • Supermassicci: sono i più grandi, con una massa milioni o miliardi di volte superiore a quella del sole. Si ritine che tutte le galassie ne abbiano almeno uno, compresa la via lattea.
  • Superstellari: si forma dal collasso gravitazionale di una stella massiccia alla fine della vita della stessa. Il processo di formazione dell’oggetto e’ ultimato con l’esplosione di un gamma ray burst.
  • Buchi neri di massa intermedia: Per buco nero di massa intermedia s’intende un buco nero la cui massa è significativamente maggiore dei micro buchi neri, tuttavia molto meno dei supermassicci.
  • Micro buchi neri: i micro buchi neri sono anche chiamati buchi neri microscopici e sono caratterizzati da una massa circa uguale a quella del Sole. Essi tendono ad evaporare velocemente a causa della loro piccola dimensione mediante un processo noto come radiazione di Hawking.

 

Il render 3D della NASA

Di seguito il video con il render 3D creato dalla NASA:

Fonti:

Fabrizio Miranda
Sono uno studente della facoltà di Informatica dell'Università La Sapienza di Roma. La mie più grandi passioni sono l'informatica e l'elettronica. Amo il nuoto, la natura e gli Oasis.

    You may also like

    More in:Astrofisica

    Leave a reply

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *