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Game of Thrones 8×03 il “Buio” della Lunga Notte

Iniziamo col dire che questo articolo potrebbe contenere alcuni spoiler della terza puntata dell’ottava stagione di Game of Thrones, quindi se non avete avuto ancora il piacere di vederla, vi consigliamo di proseguire la lettura dell’articolo con cautela o tornare qui freschi freschi di visione.

 

La Grande Battaglia

Cinematograficamente parlando è stata una delle più grandi e durature battaglie della storia delle serie tv: 55 giorni di riprese, 750 comparse e un numero di ore di post-produzione elevatissimo. La HBO non ha risparmiato nemmeno riguardo le attrezzature, spendendo non pochi milioni per l’intero comparto tecnico. Il risultato è circa un’ora e venti di lotta senza sosta che vede scontrarsi i vivi (rappresentati dalle armate dei popoli del Nord, le armate Targaryen e i bruti) contro i non-morti comandati dal Night King ( o Re della Notte, in italiano). Per ben 8 anni i fan della serie hanno aspettato questo momento, lo scontro finale tra il bene e il male, tra la luce e il buio che in questo caso è stato… troppo buio.

 

 

La Lunga Notte

La scelta degli sceneggiatori di girare le scene di notte e di enfatizzare il buio per rendere al meglio l’idea di cosa stessero provando i protagonisti in quel momento, è assolutamente sensata. Ma allora che cosa è andato storto? In un’intervista dell’ultima ora Fabian Wagner, direttore della fotografia, ha ribadito con chiarezza che le scene dopo il montaggio non erano cosi scure come le abbiamo viste e la stessa HBO ha comunicato che nessuna delle loro piattaforme ha avuto problemi tecnici che avrebbero potuto causare questo effetto. Arriviamo dunque alla due cause principali:

  • gli algoritmi di compressione utilizzati durante la post produzione
  • la calibrazione degli schermi

Partiamo dal primo e più rilevante, ovvero gli algoritmi di compressione dei formati MPEG4 e HEVC. Piccola premessa: si è soliti usare la compressione principalmente per un motivo, ovvero che ogni episodio va reso “trasmissibile” via internet. Prendendo come esempio una puntata qualsiasi di Game of Thrones (e questa in particolare che è la più lunga delle 8 stagioni), il peso finale del file è di qualche terabyte e trasmettere una quantità di dati cosi grande tramite internet potrebbe essere un problema non da poco. Significherebbe all’incirca, che ogni utente che vuole vedere l’episodio deve avere una connessione in grado di scaricare 400mb al secondo per avere un streaming decentemente fluido. Per evitare di intasare la banda e per permettere anche a chi dispone di connessioni “deboli” o nella media di usufruire del servizio, si comprime il video con un processo di codifica/decodifica cosi da trasmettere una mole minore di dati e rendere possibile la visione senza blocchi continui. Tuttavia il processo di compressione non è indolore: nel ridurre il file si possono perdere dettagli e qualità del video. In particolare i codec MPEG4 e HEVC risentono particolarmente il problema delle ombre e della diversificazione dei colori. Per spiegare in maniera molto semplificata questo concetto, basti pensare che quando eseguiamo la codifica di un colore, esso viene tramutato ad esempio da “grigio scuro” a semplicemente “grigio” perdendo quindi determinate sfumature. Stessa discorso per le ombre che da sempre sono un problema per i codec e che anche con una compressione minima risentono di tali effetti. Notiamo questi problemi soprattutto nelle scene in movimento (come ad esempio quelle di Arya nella libreria o in alcuni tratti della battaglia) o in quelle in cui il buio era fortemente presente.

Passiamo ora alla seconda causa, ovvero la calibrazione degli schermi. I monitor sono diversi fra loro, sia per tipologia (Led, Oled, LCD etc etc) sia per calibrazione dei colori, che consiste nell’impostare determinati valori a parametri quali luminosità, contrasti e via dicendo. L’insieme di questi valori viene detto “profilo”. Questi due fattori influenzano il risultato finale, il come vediamo le immagini per capirci. Non è sempre facile calibrare un monitor e non è un’operazione che può fare chiunque, molto spesso si utilizzano strumenti appositi che calibrano automaticamente lo schermo in base alla tipologia di quest’ultimo e al profilo che si decide di impostare.

 

Fabrizio Miranda
Sono uno studente della facoltà di Informatica dell'Università La Sapienza di Roma. La mie più grandi passioni sono l'informatica e l'elettronica. Amo il nuoto, la natura e gli Oasis.

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